Accordo sui migranti tra Europa e Turchia

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Accordo sui migranti tra Europa e Turchia: frutto della debolezza e delle divisioni tra Paesi europei

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L'accordo raggiunto paga un caro prezzo sia sul fronte sociale con la deportazione di migliaia di persone, sia su quello economico (3 miliardi + 3 ), mentre rimangono molti nodi da risolvere e il tema dei deficit democratici e di rispetto dei diritti umani della Turchia.

I leader dei 28 paesi dell’Unione europea hanno trovato l'accordo con la Turchia per la gestione dell’arrivo dei migranti sulle coste greche e per il respingimento di quelli che si trovano al momento sulla rotta balcanica. L’accordo prevede che i profughi sulla rotta balcanica, tra cui anche i siriani in fuga da cinque anni di guerra, siano rimandati indietro in Turchia. Per ogni profugo che sarà riammesso in Turchia dalla Grecia a partire dal 20 marzo, l’Unione europea s’impegna a riammetterne uno sul suo territorio attraverso un visto umanitario.


Donne e bambini avranno la precedenza nei canali umanitari, in base ai “criteri di vulnerabilità stabiliti dall’Onu”. La priorità sarà assicurata anche a coloro che non sono già stati deportati dalla Grecia. L’Europa metterà a disposizione 18mila posti già concordati per accogliere i profughi dei canali umanitari.
L'Accordo oltre a ridurre la pressione alle frontiere dovrebbe far si che entrino in Europa gli aventi titolo, i tanti altri che non si possono definire rifugiati perché non scappano da guerre, repressioni o disastri ambientali resterebbero parcheggiati in campi profughi in Turchia.
Uno dei principali problemi dal punto di vista legale è che la Turchia non ha ratificato la Convenzione di Ginevra sui rifugiati del 1951.
L’Unione nell'accordo “accetta l’impegno di Ankara che i migranti tornati in Turchia verranno protetti in base agli standard internazionali”.
la Turchia chiede anche la liberalizzazione dei visti per i cittadini turchi a partire dal 1 giugno 2016.
L’Unione europea ha deciso di accelerare il versamento di tre miliardi di euro di aiuti alla Turchia, già approvati nel vertice di novembre, per la gestione dei campi profughi. Inoltre l’Unione vuole mobilitare “fino a un massimo di altri tre miliardi entro fine 2018”, L’Unione europea “si preparerà a decidere l’apertura di nuovi capitoli” sull’adesione della Turchia all’Unione europea fermo da tempo, “non appena possibile”.

Testo di Aldo Prestipino.

(Immagine tratta da Internazionale)

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