Resoconto della visita di Aschiana

Il . Inserito in In Italia la delegazione della Banca dei Bambini

Si è conclusa la visita di scambio in Italia della delegazione afghana della ONG Aschiana. Noorzia 13 anni, Tamim, 15 anni, e l'educatore Hasmatullah, 23 anni, sono rientrati a Kabul; leggi cosa hanno raccontato nel corso di incontri e interviste.
 
I giorni trascorsi con Tamim, Noorzia e Hashmatullah sono passati veloci e ci hanno lasciato il ricordo vivo di questi ragazzi e delle loro storie straordinarie seppur quotidiane.
Noorzia ha tredici anni e lavora da quando ne aveva otto, vendendo sacchetti di plastica in strada e al mercato. Un paio di anni fa ha incontrato un assistente sociale dell'ONG Aschiana che, dopo averla avvicinata mentre lavorava in strada, le ha chiesto se avrebbe voluto imparare a leggere e a scrivere. Noorzia, dopo averne parlato con la sua famiglia, ha deciso di accettare, per una serie di ragioni: innanzitutto voleva studiare e, inoltre, Aschiana non le avrebbe impedito di continuare il suo lavoro di venditrice ambulante di sacchetti e le avrebbe offerto un pasto caldo al giorno all'interno delle sue strutture. Un fattore, quest'ultimo, determinante nell'economia di molte famiglie afgane, che sopravvivono soprattutto grazie all'apporto economico dei propri figli.
 
È difficile per noi in Occidente immaginare la situazione di un Paese devastato da ventitré anni di guerra civile, e da vari decenni di occupazioni straniere, ma è necessario rendersi conto che sia le infrastrutture – le fabbriche, le scuole, gli ospedali ecc –, sia il tessuto sociale del paese sono state distrutti dalla guerra: migliaia di famiglie hanno perso i propri figli, e migliaia di bambini sono rimasti orfani, i genitori spesso non possono provvedere alle necessità dei figli perché non hanno lavoro; quegli Afgani che con il nuovo governo democratico erano tornati in patria dai paesi in cui erano emigrati durante il regime talebano, pieni di speranza in nuovo futuro da ricostruire, si trovano ora a vivere nelle tendopoli dei campi profughi, disoccupati e senza casa, e vorrebbero ora emigrare nuovamente verso l'Iran e il Pakistan; in questo contesto il lavoro informale svolto dai bambini è ciò che permette a molte famiglie di mangiare ogni giorno e di provvedere alle necessità dei figli più piccoli.
E il fatto che ai ragazzi venga offerta l'opportunità di studiare gratuitamente senza dover rinunciare alla possibilità di lavorare fa sì che anche le famiglie vedano positivamente il fatto che i figli trascorrano alcune ore del giorno presso i centri dell'ONG Aschiana. Del resto, proprio di alcune ore del giorno si tratta: infatti Aschiana propone una serie di attività formative che vengono ripetute sia al mattino sia al pomeriggio, in modo da essere compatibili con l'impegno lavorativo dei bambini, che possono scegliere quando frequentare i corsi.
 
Noorzia ad esempio frequenta il centro il mattino per circa quattro ore e, dopo aver pranzato con gli altri ragazzi, va a lavorare per alcune ore il pomeriggio. La sua situazione è molto cambiata rispetto a prima: ha imparato a leggere e a scrivere nel corso di alfabetizzazione che rappresenta il primo passaggio per i bambini lavoratori di strada che frequentano Aschiana. Completato il corso base, i bambini hanno la possibilità di scegliere un altro corso da frequentare, unitamente a un'attività sportiva da praticare. Noorzia ha scelto Arte e si è rivelata particolarmente portata per la pittura ad acquerello, al punto che alcuni dei suoi lavori vengono venduti da Aschiana e oggi, con le percentuali sui proventi che riceve, può lavorare molte meno ore di prima come venditrice ambulante di sacchetti.
 
Tamim invece ha scelto di frequentare un corso dove ha imparato a confezionare fiori di carta, ed è poi riuscito a sfruttare questa sua competenza in senso commerciale: con alcuni amici ha aperto un piccolo negozio dove produce fiori di carta che vengono poi acquistati dai clienti per matrimoni, banchetti e altri eventi. Oggi Tamim frequenta Aschiana il mattino, e lavora nel suo negozio il pomeriggio: non solo ha imparato a leggere e a scrivere, ma ha anche acquisito una professionalità che gli ha permesso di abbandonare il suo lavoro precedente, che consisteva nel lavare macchine lungo i marciapiedi di Kabul, e di avviare un'attività in proprio, all'età di quindici anni.
 
I lavori svolti dai circa 63.000 bambini lavoratori di strada afgani sono tra i più vari, e dipendono dall'età dei bambini: i più piccoli lavorano come venditori ambulanti (di chewing gum, di sacchetti di plastica, di acqua potabile), fanno i lustrascarpe, oppure smistano i passeggeri alle fermate degli autobus quando arrivano le corriere. Guadagnano dai 70 ai 100 afgani al giorno, abbastanza per sfamare una famiglia di 6 persone per una giornata con delle pietanze a base di patate, ma non abbastanza per compensarli del rischio quotidiano di morire in un attentato suicida, che è particolarmente elevato proprio perché lavorano in zone molto affollate, come piazze e mercati. Senza contare i pericoli del traffico, e le condizioni climatiche estreme – l'inverno scorso sono morti circa 40 bambini lavoratori a causa del freddo intenso che ha raggiunto i 35 gradi sotto zero. I ragazzi un po' piu grandi lavorano invece come facchini nei negozi, o come meccanici nelle officine, e guadagnano anche 200 afgani al giorno, per un lavoro che è però molto più faticoso dal punto di vista fisico.
 
I corsi che Aschiana offre all'interno delle sue strutture sono pensati per dare ai bambini lavoratori di strada delle competenze che gli permettano di migliorare la propria situazione lavorativa: infatti, oltre ai già citati corse di arte e di artigianato frequentati da  Noorzia e Tamim e i corsi di computer, di inglese, di miniatura, di calligrafia, vi sono anche corsi di formazione professionale che facilitano l'inserimento dei ragazzi e delle ragazze nel mondo del lavoro qualificato, come i corsi per falegnami, muratori, idraulici, sarte e ricamatrici, parrucchieri. Le attività di Aschiana non si limitano a questo: infatti, oltre ai sei centri a Kabul e ad altri in varie provincie (tra cui Mazar, Parvan, Herat, Jalalabad), questa ONG dispone di una clinica mobile per raggiungere i bambini nei campi profughi, i quali possono anche beneficiare del servizio di pasti caldi e dei corsi di alfabetizzazione. Inoltre, Aschiana offre corsi di igiene e salute, di informazione sulla Convenzione Internazionale  sui Diritti dell'Infanzia (CRC), di sensibilizzazione sulle mine antiuomo, nonché corsi scolastici accelerati (sei anni in tre) per quelle ragazze che non sono potute andare a scuola durante il regime talebano, e che hanno ora la possibilità di reinserirsi in un percorso scolastico regolare, dopo aver recuperato i primi sei anni di istruzione elementare. Il successo dell'approccio di Aschiana alla problematica del lavoro minorile e dell'accesso all'istruzione è testimoniato dal fatto che questa ONG, partita con 40 bambini nel 1995, a distanza di 13 anni ne segue 10.000 e continua a crescere cercando di raggiungerne sempre di più attraverso i suoi centri e le sue strutture.
 
Hasmatullah, educatore di ventitré anni che ha accompagnato Tamim e Noorzia in questa esperienza in Italia, viene da un percorso che lo rende particolarmente sensibile alle problematiche dei bambini lavoratori di strada: anche lui è stato studente presso uno dei centri Aschiana, e gli è stata poi offerta la possibilità di rimanervi come insegnante. Oggi si occupa del corso di giornalismo, dove trasmette ai suoi studenti le competenze necessarie per realizzare il giornale prodotto dai bambini dal titolo Voice of Children. Il corso spazia dall'uso del computer per scrivere e impaginare gli articoli, alla fotografia e al design, ed è strutturato come una serie di laboratori il cui prodotto finale è il giornale, ideato, scritto e impaginato dai ragazzi, che come dei reporter adulti girano per le strade di Kabul intervistando i loro coetanei lavoratori, per scrivere sulle loro paure, problemi quotidiani e sogni.
 
Un'altra attività centrale di Aschiana è la Children's Development Bank, la Banca dei Bambini, una realtà nata in India nel 2001 grazie alla ONG Butterflies e diffusasi ben presto in Bangladesh, Sri Lanka, Nepal, e presente a Kabul dal giugno 2004. Si tratta di una banca pensata per i bambini lavoratori, in cui essi possono depositare i proventi della propria attività in modo sicuro e autonomo rispetto agli adulti (i soci, o titolari del conto, devono avere un'età compresa tra gli 8 e i 18 anni), e gestita dagli stessi bambini e ragazzi.
Noorzia e Tamim sono due manager di una delle sei filiali di Kabul, e raccontano con orgoglio la propria esperienza di volontariato all'interno della CDB (i manager non percepiscono stipendio alcuno). Noorzia elenca instancabilmente i compiti del manager:
“Il manager deve aprire la banca così gli altri bambini possono depositare e prelevare i soldi; gli orari di apertura di mattina sono dalle 9 alle 10 per i prelievi, e dalle 10 alle 11 per i depositi. Con questi orari riesco anche ad andare a lezione di arte la mattina, e così non rimango indietro con il corso. Quando un bambino viene in banca il manager deve segnare sul libro mastro, sul registro dei movimenti e sul libretto personale del socio i soldi depositati o prelevati. Poi il manager prepara un bilancio mensile che deve consegnare al coordinatore  insieme ai soldi durante la riunione che facciamo una volta al mese con tutti i dodici manager di Kabul. Il manager deve anche andare nelle classi a parlare agli altri bambini della banca una volta alla settimana. Un altro compito speciale del manager consiste nell'insegnare il lavoro al bambino/a che sarà il suo successore”.
Infatti il manager resta in carica solo per sei mesi, in modo da dare la possibilità a tutti i bambini di fare quest'esperienza. Racconta Tamim: “Tutti i bambini vogliono fare il manager perché durante quei sei mesi si imparano un sacco di cose che poi tornano utili nella vita di tutti i giorni. Gli studenti di Aschiana sono proprio contenti della banca, lo dimostra il fatto che da quando è stata fondata nel 2004, i soci sono passati da 300 a 1340. Con la banca i bambini possono fare dei progetti per i futuro, possono mettere via dei soldi e trovarsi con un po' di risparmi da investire. La banca ha anche un programma di prestiti per i bambini soci. Per avere un prestito bisogna avere il conto da almeno sei mesi e due garanti, poi ci si impegna a restituirlo entro un anno con pagamenti mensili. Si puo chiedere un prestito per pagarsi la scuola, le medicine, per aiutare la famiglia o per iniziare una piccola attività commerciale, come un negozio di the caldo. I prestiti vanno dai 500 ai 10.000 afgani”.
Essere manager ha uno svantaggio, purtroppo: Tamim e Noorzia hanno dovuto chiudere il proprio conto in banca quando sono diventati manager e lo potranno riaprire solo al termine del mandato. È questa una regola decisa dai bambini stessi, che vogliono in questo modo garantire la trasparenza e l'onestà della gestione della banca. Anche il tasso d'interesse è stato deciso dai bambini in India quando la banca è stata fondata: il 15% sia sui risparmi che sui prestiti in tutti i paesi, tranne in Afghanistan dove la legge islamica vieta il pagamento e la riscossione di interessi (anche nelle banche commerciali); e pure le finalità dei prestiti sono state decise dai giovani soci: niente prestiti per finanziare attività connesse alla vendita di alcool, droga e sigarette.
 
Cosa sognano due ragazzi come Noorzia e Tamim, adolescenti in un paese tormentato come l'Afghanistan? “La pace prima di tutto” è la loro risposta immediata, e poi “la possibilità di andare a scuola per tutti i bambini”. È ben consapevole Noorzia che pace e diritto  all'istruzione vanno di pari passo, e si rende anche conto che grazie ad Aschiana ha avuto un'opportunità che nel suo paese potrà fare la differenza: Noorzia vuole continuare a dipingere, ma quando sarà più grande vorrebbe anche diventare insegnante di arte. Tamim non ha ancora deciso cosa fare in futuro, sicuramente continuerà a dipingere miniature come già fa da un po' di tempo.
 
Noorzia e Tamim sono ripartiti, sono tornati a Kabul alle proprie occupazioni quotidiane, tra scuola, lavoro e gestione della banca. E con loro anche Hashmat, che si capiva che aveva voglia ormai di tornare a Kabul per non stare lontano troppo a lungo dai suoi studenti di giornalismo.
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