Comunicato The Concerned for Working Children

Accompagnata da una vasta campagna mediatica è appena entrata in vigore in India una legge voluta dal Ministero del Lavoro, che a partire dal 10 Ottobre 2006 vieta ai bambini e ai ragazzi al di sotto dei 14 anni di lavorare in alcuni settori ritenuti particolarmente pericolosi o inclini allo sfruttamento del lavoro minorile: la legge colpisce in particolare gli impieghi nelle mense, nei ristoranti nei chioschi lungo le strade ma anche Centri Benessere come le SPA o alberghi, dove spesso bambini e ragazzi lavorano come camerieri, lavapiatti etc. Sarà inoltre proibito vendere per la strada, nei negozi o lavorare come domestici nelle case private. Queste attività infatti sono state aggiunte alla lista delle attività lavorative ritenute pericolose dal Child Labour Prohibition and Regulation Act del 1986.

Segue un comunicato da parte di “The Concerned for Working Children” che critica le modalità con cui vengono prese certe misure a livello legislativo elencandone i punti deboli e le inevitabili conseguenze negative sulla vita dei bambini lavoratori.


Con il seguente comunicato “The Concerned for Working Children” critica le modalità con cui vengono prese certe misure a livello legislativo elencandone i punti deboli e le inevitabili conseguenze negative sulla vita dei bambini lavoratori.

 
 

 LE “BUONE INTENZIONI” NON SONO SUFFICIENTI 

 
 

Apprezziamo la preoccupazione nei confronti dei bambini dimostrata dal Governo Centrale che, mosso da questo sentimento, ha deciso di includere il lavoro domestico, il lavoro nei ristoranti, nelle dhabas (chioschi lungo la strada) negli hotel, nei motel nelle sale da tè, nei centri Spa e in altri centri ricreativi nella lista delle occupazioni pericolose contenuta nel  Child Labour Prohibition and Regulation Act del 1986.

 
 

L’esperienza ci ha tuttavia insegnato che le azioni guidate solamente dalle “buone intenzioni” non hanno fatto altro che danneggiare gravemente proprio quei bambini che intendevano proteggere.

 
 

Facendo quindi riferimento a questa decisione da parte del Governo, desideriamo porre all’attenzione del Governo una serie di questioni importanti:

 
  1. Il Governo è pronto ad affrontare le conseguenze di tale divieto, che avrà di sicuro l’effetto di togliere a moltissimi bambini un lavoro e una fonte di reddito, lasciandoli sulle strade, a lottare per la sopravvivenza? Quali sono le misure messe in atto per occuparsi di quel numero altissimo di bambini che non hanno un posto dove andare e che, anche se lo desiderassero, non possono tornare a casa?
  2. Qual è la strategia messa a punto dal Governo per far sì che i bambini stessi siano adeguatamente informati su questa misura, che, nell’immediato futuro, avrà un impatto enorme sulle loro vite? Nella foga di procurare ai bambini determinati diritti, il governo è disposto a violarne altri?
  3. Come si è attrezzato il Governo per implementare questo divieto? In che modo questa misura potrà mai fare la differenza rispetto a tutte le numerosissime attività vietate che continuano però a sussistere nell’illegalità, schiavizzando milioni di bambini, costretti a lavorare in condizioni inumane?
  4. Dov’è il piano strategico per l’identificazione del lavoro minorile in questi settori? è proprio in questi casi che si rischia di rendere i bambini ancora più invisibili e vulnerabili, soprattutto quando il processi di identificazione e le misure di follow up sono inadeguati. Quei bambini organizzati che attualmente hanno la possibilità e la libertà di svolgere l’importante compito di mettersi in relazione con gli altri bambini e aiutarli, e lo fanno nei luoghi pubblici e di lavoro, potrebbero finire con l’essere letteralmente imprigionati nei loro luoghi di lavoro.
  5. Ci sono programmi che prevedono la consultazione dei bambini per la progettazione di piani alternativi che offrano loro possibilità concrete, adeguate ed accettabili o queste alternative, come in passato, non faranno altro che peggiorare ulteriormente le già precarie esistenze di questi bambini?
  6. Ci sono programmi di sostegno alle famiglie di questi bambini, famiglie che sono state costrette da gravi circostanze a mandare i propri figli a lavorare? A meno che non si cerchi di mirare alla radice del problema attraverso un approccio risolutivo olistico e graduale, qualsiasi divieto non farà che affrontare i sintomi, ma non le cause del problema stesso.
  7. Inoltre, c’è un numero consistente di giovani tra i 14 e i 18 anni che lavorano in questi stessi settori, e lo fanno in condizioni estremamente difficili.  Che cosa intende fare il Governo per assicurare che anche i diritti di queste persone vengano rispettati?
 

Il Governo dovrebbe fornire una risposta a tutte queste domande. La gente, e in particolare i bambini, hanno il diritto di essere informati su ciò che può avere un enorme effetto sulle loro vite. Dovrebbero essere consultati in merito, le loro opinioni dovrebbero essere ascoltate così da fornire alternative adatte ai loro bisogni, e così da renderli partecipi e attivi nella progettazione delle politiche del loro paese.

 
 

Se i punti sopraelencati non verranno presi in considerazione e le alternative per bambini e famiglie colpiti non saranno presenti prima che entri in vigore il divieto, questa decisione del governo potrebbe finire col peggiorare gravemente le condizioni di questi bambini, che sarebbero costretti ad optare per lavori ancora più pericolosi e nascosti.

 
Se il Governo vuole davvero far sì che i bambini traggano vantaggio da questa misura, saremo lieti di offrire la nostra collaborazione ed elaborare strategie di implementazione adeguate. Potremmo rivolgerci a Bhima Shanga, un sindacato di bambini lavoratori dello stato del Karnataka, affinché forniscano la loro consulenza al Governo.

India - Ottobre 2006

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