Bolivia, i bambini potranno lavorare dall'età di 10 anni, ma avranno tutte le garanzie sindacali

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Articolo apparso su Repubblica nel mese di luglio 2014

Il nuovo codice dell'infanzia e l'adolescenza approvato dal Parlamento di La Paz, che appare in contrasto con la tendenza internazionale a combattere il lavoro minorile, è il risultato della protesta avviata alla fine dell'anno scorso da un sindacato di minori Unatsbo


LA PAZ
- La Bolivia ha ridotto da 14 a dieci anni l'età minima per poter lavorare. Il nuovo Codice dell'Infanzia e l'Adolescenza approvato dal Parlamento di La Paz, che appare in contrasto con la tendenza internazionale a combattere il lavoro minorile, è il risultato della protesta avviata alla fine dell'anno scorso da un sindacato di minori che chiedevano di poter lavorare sin da bambini, ma con limiti e garanzie fissati dalla legge.

La figura dei "Difensori dell'infanzia". Il nuovo Codice, che ora dovrà essere promulgato dal presidente boliviano Evo Morales, riduce anche l'età della punibilità da 16 a 14 anni. Sul piano dell'occupazione, stabilisce che i piccoli lavoratori devono ottenere l'autorizzazioni dei Difensori dell'infanzia, organismi dipendenti dai consigli municipali. I bambini fra i dieci e 14 anni potranno lavorare per conto proprio, sotto la supervisione dei genitori a patto che l'attività "non pregiudichi la loro formazione educativa". Fra i 12 e i 14 anni è possibile un'attività dipendente da terzi con gli stessi benefici degli adulti, ma con un orario di lavoro di sei e non otto ore.

Sei ore di lavoro e spazio allo studio.
Kevin Yucra, rappresentante del Sindacato dei bambini e le bambine della Bolivia (Unatsbo), ha dichiarato che i bambini potranno così impegnarsi legalmente in piccoli lavori come la vendita di dolcetti, fare la guardia a veicoli posteggiati o sistemare nelle buste i prodotti del supermercato. "La nuova legge proteggerà i bambini e gli adolescenti lavoratori perché la giornata lavorativa è di sei ore e dopo potremo studiare", ha sottolineato Yucra, che ha 15 anni. Inoltre il governo boliviano si è impegnato a varare una nuova normativa che combatta lo sfruttamento del lavoro minorile nelle miniere e le piantagioni.

Un profondo cambiamento culturale.
  In Bolivia ci sono circa 10 milioni di abitanti e i lavoratori minorenni sono circa un decimo della popolazione. C'è chi comincia a lavorare a sette anni e, grosso modo, la metà di loro sono bambine. Che però, a differenza dei maschi restano nascoste, sia in casa che nel retro dei numerosi ristoranti. La scelta del Parlamento boliviano di regolamentare il lavoro minorile, assicurando - per ora almeno sulla carta - una serie di garanzie che prima non c'erano, segna un cambiamento profondo nella cultura del paese sud americano, finora annoverato fra quelli dove avrebbe dominato un diffuso disprezzo degli adulti per l'infanzia.

Il contesto in cui sono nati i sindacati. I bambini e gli adolescenti lavorano prevalentemente per aiutare le loro famiglie, ma anche per mantenersi agli studi, oppure anche per puro autosostentamento, specie per chi non ha più nessuno. E c'è anche chi vuole semplicemente assicurarsi un futuro migliore rispetto ai propri padri o fratelli, morti di silicosi o per un incidente nelle miniere o nelle piantagioni di canna da zucchero. La maggior parte dei bambini lavoratori boliviani mentre si dedicano ad attività spesso pesanti continuano ad andare a scuola, in molti casi con giornate di lavoro pesantissime. Ecco, in un contesto del genere sono nati i sindacati in difesa dei bambini lavoratori che hanno avuto come principale obiettivo proprio quello di conquistare la tutela del governo e ottenere rispetto dalla società.

Un divieto per anni disatteso. Diffusa e radicata è in tutto il mondo l'idea che i bambini non debbano lavorare. Tuttavia, occorre anche considerare le realtà economiche dove matura il fenomeno del lavoro minorile. La ragione induce all'indignazione, è vero, e a confermarlo sta il fatto che finora il governo di La Paz ha continuato a vietare ai ragazzini di lavorare. Un divieto che però è stato visibilmente e platealmente disatteso per anni e anni e che ha fatto maturare nella politica convincimenti diversi, oggi incarnati nelle decisioni del Parlamento, evidentemente più preoccupato di combattere prima di tutto la povertà, assai diffusa nel paese.

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