Comunicato Stampa Manthoc - Mnnatsop "Affrontando le peggiori forme di lavoro minorile in Agricoltura"

Comunicato Stampa Manthoc - Mnnatsop "Affrontando le peggiori forme di lavoro minorile in Agricoltura",
tenutosi a Torino e promosso dall'OIL - settembre 2007


Noi Nats Organizzati contribuiamo alla promozione di un Movimento Sociale, per la cittadinanza e il protagonismo di tutta la Infanzia”


Lima, 9 settembre 2007

Con riferimento al Seminario organizzato in Italia dalla OIL Tackling worst forms of child labour in agriculture“ (10-14 settembre), sul tema del Lavoro nell'Agricoltura:

I.-Considerazioni generali:

1º.- Questa vuole essere una chiamata ad una azione congiunta tra tutte le controparti che come noi lavorano con l'infanzia. Si dovrebbe realizzare una azione propositiva comune, e cercare di essere presenti a questo seminario, per ascoltare le loro motivazioni e cercare di difendere l'azione dei Nats, tenendo presente che “è sempre bene ascoltare”.

2º.- Quello che vediamo da qui, dal Perù, è che molti funzionari, molte persone che hanno potere decisionale politico, come i rappresentanti governativi, i sindaci, i ministri, realizzano questo tipo di mobilitazioni ed eventi: per esempio qui in Perù c'è un progetto di legge che vorrebbe trasformare in Legge il piano di Eliminazione del Lavoro dei Bambini. Questo accade perché non conoscono il nostro lavoro come Movimenti di Nats, e perciò dobbiamo far loro sapere che noi rivendichiamo una vita degna reclamando migliori condizioni di lavoro. Dobbiamo far sapere che esistiamo. Non si tratta di chiedersi se il bambino debba o no lavorare, perché questa domanda è ingannevole, non ci lascia alternative: se diciamo che si deve lavorare, la OIL ci rifiuta, però se diciamo che non si deve lavorare: muoriamo di fame oggi stesso. Dobbiamo mostrare alle persone della OIL che noi siamo movimenti composti da bambini che lavorano e che adesso ci siamo organizzati, mostrare che prima di tutto siamo esseri umani, e abbiamo gli stessi diritti di tutti, dire loro che conosciamo i nostri diritti e stiamo agendo contro tutti i tipi di discriminazione che subiamo a causa delle nostre condizioni di povertà. Povertà che affrontiamo dignitosamente tutti i giorni, attraverso grandi sforzi per i quali ci sentiamo orgogliosi, grazie ai quali aiutiamo le nostre famiglie e ci sentiamo utili.

3º.- Portiamo queste nostre riflessioni: in Perù noi bambini in situazioni di povertà siamo 10 milioni. Questo ci spinge a dover lavorare per mantenere le nostre famiglie, per metterci dignitosamente del pane in bocca, se non lavoriamo, come possiamo vivere decorosamente? Chi si sobbarca le nostre spese? I Ministeri? I Riformatori? La OIL? Crediamo che nessuno si renderebbe realmente responsabile dello sviluppo integrale del 62% della popolazione di noi bambini peruviani che affrontiamo dignitosamente la povertà. In questo senso consideriamo che sia irresponsabile parlare tanto deliberatamente della eliminazione e abolizione del nostro lavoro così come della persecuzione e detenzione dei Nats, perché questo sarebbe il risultato dell'innalzamento dell'età minima di accesso al lavoro, così come nel caso specifico è irresponsabile e poco democratico realizzare politiche per l'infanzia senza ascoltare almeno i Nats.

4º.- In America Latina il denominatore comune è la carenza e l'insufficienza di risorse, così che ci chiediamo “Quanti anni saranno necessari per eliminare il lavoro minorile pericoloso o svolto in condizioni di sfruttamento?”. Certamente non si tratta di opporsi alla eliminazione di quei tipi di lavoro che danneggiano e sottopongono bambini e adolescenti lavoratori a trattamenti disumani.

5º.- Questo spazio di dibattito su come eliminare il lavoro dignitoso dei Nats, non dovrebbe avere come protagonisti i ministri, gli assessori o i professionisti che semplicemente cercano di rispondere a un mandato prestabilito che a volte magari neppure conoscono bene, oppure che è in contraddizione con la loro stessa storia di vita, poiché in molti casi anche la loro realtà è stata quella di bambini lavoratori. I protagonisti di questo dibattito dovremmo essere noi Nats, quelli a cui invece questo spazio non è stato aperto, negandoci il diritto alla opinione e alla partecipazione.

II.- Considerazioni specifiche


Sul lavoro nella Agricoltura:

1º.- Cogliamo l'opportunità offerta da questo tema per iniziare a dire che cosa bisognerebbe fare. In primo luogo bisogna dire che per noi Movimenti di Nats il significato del lavoro va oltre il contributo economico alle nostre famiglie, il lavoro ci fa sentire parte della società e ci aiuta a inserirci nei processi e ritmi del presente, ci fa acquisire una esperienza come persone e sviluppare le nostre capacità, sempre e quando svolgiamo il nostro lavoro in condizioni che non ledono la nostra integrità.

2º.- Per i Movimenti di Nats il lavoro che oggi realizziamo è parte di una cultura e di una tradizione radicati nei nostri popoli originari: i popoli dell'Amazzonia e del mondo andino da molto tempo considerano il lavoro come eredità trasmessa di generazione in generazione, e una di queste modalità di lavoro più comuni nei popoli dell'America latina è logicamente l'agricoltura. L'agricoltura è una delle attività più legate alle nostre tradizioni, perciò è normale che un bambino dei popoli del mondo andino e amazzonico si relazioni con l'agricoltura.

3º.- Ciò che si dovrebbe fare, è garantire che questi bambini abbiano uguali opportunità come tutti, se non le 'hanno non è per il fatto che sono lavoratori, ma perché non c'è una reale politica di uguaglianza per tutti. Poiché non esiste una buona politica di integrazione, non è giusto dire che un bambino che lavora non studia; molti bambini che non lavorano non studiano: questo non è colpa del nostro lavoro, ma del tipo di poliche implementate nel paese o nella regione.

4.- Per molti bambini tra noi che provengono dal mondo rurale, la campagna è il luogo di apprendimento, è il nostro primo contatto con la natura e il nostro modo di apprendere consiste nell'aiutare i nostri genitori nel loro lavoro quotidiano e lo facciamo perché fa parte della quotidianità della famiglia. Quando molti tra di noi che lavorano nei campi emigrano verso la città, ci ritroviamo in un mondo più duro che porta allo sfruttamento e all'abuso lavorativo: questo deve essere combattuto.

6º.- Se eliminiamo il lavoro nell'agricoltura, insieme ad esso ci porteremo dietro la tradizione e la cultura di molti popoli, portiamo via forme di apprendimento proprie di molte popolazioni. Con l'eliminazione non si migliorano le cose; ricordiamo che mai alcuna educazione raggiungerà la sua finalità più profonda se non prepara la persona al lavoro, se non permette e promuove lo sviluppo nel bambino lavoratore di abilità creative e ricreative utili nel mondo. Educare per il lavoro è, dunque, una condizione essenziale alla realizzazione dell'essere umano in tutte le sue dimensioni. Però si tratta del lavoro libero e liberatore, non del lavoro alienato, funzionale al mercato e di conseguenza strumento della sottomissione dell'uomo (Salazar Bondy, 1976).

7.- Quest'anno si è enfatizzata la eliminazione del lavoro minorile nell'agricoltura, considerata dalla OIL uno dei tre settori lavorativi più pericolosi insieme al lavoro in miniera e nell'edilizia. Però parificare l'agricoltura a questi settori costituisce un'altra trappola epistemologica della OIL: l'agricoltura non è chiaramente definita, e questo ha come effetto di formare nell'opinione pubblica una visione distorta e negativa dei tipi di lavoro propri delle aree rurali. Ancora una volta dunque rifiutiamo questo tipo di opinioni, poichè crediamo che si tratti di una campagna contro la nostra cultura, il nostro modo di vivere e la nostra autonomia, ovvero della società andina e amazzonica del nostro paese. Non dobbiamo dimenticare che storicamente e attualmente in molte zone rurali del nostro paese il lavoro minorile non solo è parte di una strategia economica di sopravvivenza, ma anche parte della dinamica sociale, essendo i bambini integrati come attori sociali indispensabili per lo sviluppo delle comunità.

Questi sono i nostri commenti, speriamo che servano, molte grazie.

Yim Rodríguez Sampértegui

Delegato Nazionale del MNNATSOP

COMMENTO DEL MANTHOC


Considerazioni sul lavoro dei Nats e OIL

Nel caso peruviano, la maggioranza dei bambini e adolescenti delle zone rurali lavorano nella fattoria di propria proprietà e sono pochi quelli che lavorano per altri datori che non siano la loro famiglia. Lavorano anche nella pastorizia, però tutti questi lavori sono realizzati da tutti i bambini, giovani, adulti e anziani senza distinzione, è parte della loro vita quotidiana, è la loro cultura, fa parte del loro apprendimento e del processo di socializzazione. I lavori che realizzano sono in accordo alla loro età e capacità fisica, i bambini iniziano selezionando i semi e a mano a mano che crescono sgranano il mais, trasportano acqua, partecipano alla raccolta, etc.

Allo stesso tempo il lavoro è una forma di solidarietà nella famiglia e nella comunità, dove c'è una suddivisione di compiti per i lavori nella fattoria, nella casa o in altri spazi comunitari.

La maggioranza di bambini e adolescenti delle zone rurali devono frequentare scuole con un unico docente o devono camminare per lunghe ore per raggiungere un centro educativo: per questo non si può affermare che questi bambini lasciano la scuola perché devono lavorare nei campi o in altre attività. Non bisogna cercare di nascondere il vero problema, in questo caso la pessima qualità educativa, che lungi dall'attrarre i Nats nel sistema educativo, li spinge ad abbandonarlo perché non ne vedono l'utilità.

Il MANTHOC valorizza i bambini e adolescenti lavoratori delle Ande, quelli che lavorano nell'agricoltura in forme che non pregiudicano la loro salute, che non impedisce loro di andare a scuola, che non impedisce loro di svilupparsi come persone e come protagonisti della loro storia personale e collettiva.



Lima, 10 settembre 2007

www.manthocperu.org

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