Comunicato del MOLACNATs (Movimiento Latinoamericano de Niños y Adolescentes Trabajadores)

Comunicato del MOLACNATs (Movimiento Latinoamericano de Niños y Adolescentes Trabajadores)
sulla “Conferenza Mondiale Sul Lavoro Infantile” dell’OIL 1 - L’Aia, 10-11 maggio 2010
Facciamo sentire la nostra voce come movimento di NATs2 organizzati in America Latina e i Caraibi per protestare per la mancanza di rispetto dimostrata dagli organizzatori della conferenza dell’Aia che, senza nemmeno informarci, non ci hanno invitati a partecipare né alla fase preparatoria nè alla conferenza vera e propria.

 

Il MOLACNATs

è un movimento sociale che da più di trent’anni è stato sempre uno spazio dove le bambine, i bambini e gli adolescenti lavoratori si sono organizzati per portare avanti azioni collettive con l’obiettivo della difesa e promozione dei diritti di tutte le bambine, bambini e adolescenti, particolarmente nella lotta per il riconoscimento sociale, culturale, politico ed economico, così come per rendere dignitose le condizioni di vita e di lavoro dell’infanzia lavoratrice e per la valorizzazione dell’infanzia in generale come soggetto e attore sociale.

E’ inaccettabile

che noi,legittimi rappresentanti delle bambine, bambini e adolescenti lavoratori organizzati dell’America Latina e dei Caraibi, siamo stati ignorati nella convocazione di questa conferenza, dal momento che vi si discutiranno temi legati direttamente alla nostra realtà. La presenza di soli adulti, nella maggior parte dei casi molto lontani dalla concretezza della nostra vita, conferma ancora una volta che continua a dominare un’ottica adultista sui bambini lavoratori e che la partecipazione dell’infanzia e dell’adolescenza rimane relegata solo nella sfera delle buone intenzioni e nei documenti giuridici.

Denunciamo

 La violazione del nostro diritto a partecipare in quanto bambine, bambini e adolescenti, come stabilito dall’articolo 12 della Convenzione sui Diritti del Bambino e come richiamato in particolare nelle Raccomandazioni del Comitato di Ginevra sull’importanza della promozione di questo diritto.

Da più di trent’anni

stiamo sostenendo come movimento una nostra ferma posizione nella lotta e nella denuncia dello sfruttamento del lavoro di milioni di bambini nel mondo, ma nello stesso tempo riaffermiamo la nostra decisa opposizione alla convenzione dell’OIL n. 138 sull’età minima per poter lavorare, e le nostre critiche alla convenzione n. 182, sulle “peggiori forme di lavoro infantile”, e al conseguente programma operativo IPEC:

- Di fronte alla convenzione 138,

  •  Consideramo che l’età minima per lavorare è discriminatoria ed emargina i bambini al di sotto dei 14 anni. Questa convenzione condanna all’illegalità e all’informalità migliaia di bambini, esponendoli a gravi rischi di sfruttamento.

- Di fronte alla convenzione 182,

  •  che considera l’utilizzo, il reclutamento o offerta di bambini per la prostituzione, la produzione di pornografia o l’inserimento di bambini in attività illegali, in particolare la produzione e il traffico di sostanze stupefacenti, come “peggiori forme di lavoro infantile”, riteniamo che tutte queste situazioni si configurano piuttosto come delitti e rappresentano una flagrante violazione dei diritti umani dei bambini e degli adolescenti. E’ chiaro che anche noi siamo contro tutto ciò, però confondere queste attività con il “lavoro” è un’operazione che produce pericolose confusioni e che si traduce in pratiche che sono solo repressive e non di reale creazione di alternative di liberazione.

Gravi conseguenze

Il nostro movimento già  manifestò coerentemente la sua posizione sulla convenzione 182 nelle conferenze preparatorie di Amsterdam e Oslo (1997), richiamando l’attenzione sulle conseguenze negative che questa convenzione avrebbe avuto per migliaia di bambini lavoratori, e in effetti la sua ratificazione ha dato luogo a politiche repressive in alcuni dei nostri paesi, criminalizzando la realtà sociale, culturale ed economica della maggior parte delle nostre famiglie. Le continue retate, la persecuzione e la stigmatizzazione del lavoro delle bambine, dei bambini e adolescenti dei settori popolari in paesi come Colombia, Perù, Paraguay, Guatemala, sono evidenti e riprovevoli esempi di queste politiche della “mano dura”.

La mancanza di obiettività

Questi organismi internazionali continuano a non rispettare la nostra dignità con frasi come: ”il lavoro infantile impedisce lo sviluppo” o “senza sradicare il lavoro infantile non si raggiungerà nessuno dei principali obiettivi di sviluppo del millennio”. Con espressioni di questo tipo si vogliono nascondere le vere ragioni della crisi economica, sociale e politica che storicamente hanno vissuto i nostri popoli come risultato del modello neoliberale, che sta condannando milioni di bambini e adolescenti alla povertà, all’emarginazione e all’esclusione. La prossima conferenza dell’Aia rischia di diventare un ulteriore momento di rafforzamento di queste tesi.

Proponiamo

dai nostri spazi organizzativi, e considerando che come bambine, bambini e adolescenti lavoratori conosciamo bene la realtà dell’infanzia lavoratrice in America Latina e i Caraibi, di contribuire nella proposta di programmi di educazione e lavoro che serviranno per formarci come produttori e cittadini.

Esigiamo:

  • Che ci si riconosca come attori sociali, soggetti politici ed economici da parte degli organismi internazionali e della società in generale.(Che ci si inviti senza ulteriori dilazioni a partecipare nei dibattiti e nella redazione dei testi della prossima conferenza dell’Aia)
  •  Che ci si consideri al momento di elaborare politiche pubbliche che ci riguardano.
  • Che ci si consulti sempre, affinché le politiche sociali che si promuovono siano integrali e ci aiutino nello sviluppo delle nostre capacità e abilità, in modo da superare la situazione di esclusione ed emarginazione nella quale viviamo in molti paesi del Sud.
  •  Che gli Stati facciano investimenti nei settori dell’educazione, della salute, dell’alimentazione, del tempo libero e della difesa dell’ambiente, invece di considerare come unica priorità il pagamento del debito estero.
  •  Che si ascoltino e si tengano in considerazione le nostre proposte a favore di un’economia solidale, attraverso la quale si sviluppino relazioni sociali e di produzione che non distruggano la dignità dell’essere umano, che proteggano l’ambiente e promuovano la solidarietà tra i popoli.

Chiediamo

alle organizzazioni dei lavoratori, alle organizzazioni contadine, indigene, afroamericane, di studenti, donne, intellettuali, ai governi progressisti del mondo di essere solidali con il nostro appello, di non continuare a essere sottomessi di fronte agli organismi internazionali e alle loro pretese di controllo con programmi e politiche che, mascherate di buone intenzioni, non fanno altro che riprodurre un sistema di sfruttamento degli esseri umani.

Rivendichiamo

Ancora una volta il riconoscimento come bambine, bambini e adolescenti lavoratori, con il fine di realizzare il desiderio espresso una volta proprio da un bambino lavoaratore:
“vogliamo rendere possibile la felicità di un’infanzia che cammini insieme con gli adulti e con tutta la società in generale per fare di questo mondo una grande casa ospitale per tutti”

Sì al lavoro degno, no allo sfruttamento!

Sì all’egualianza, no alla discriminazione!

Sì al lavoro protetto, no allo all’abuso e alla violenza!

Aprile 2010

1 La sigla OIL indica la Organizzazione Internazionale del Lavoro, con sede a Ginevra.
2 L’acronimo NATs indica in America Latina i “niños y adolescentes trabajadores”, i bambini e adolescenti lavoratori.

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