Quei 75 centesimi e il maxi premio

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Una lettera a "Il Giornale di Vicenza" del nostro presidente pubblicata il 30 novembre 2007.

Siamo rimasti senza un teatro di rango per oltre 60 anni, da quando Vicenza aveva un grande teatro, il teatro Verdi che nei bombardamenti dell’ultima guerra gli alleati hanno provveduto a radere al suolo.

Dopo una sequela incredibile di problemi tra progetti bocciati e progetto approvato, con la querelle che scopre che il grande architetto Valle, nel suo progetto approvato, aveva sottovalutato i problemi della sicurezza e di evacuazione forzata in caso di incendio o altro, tanto che un tecnico del Comune di Vicenza cerca e trova la soluzione; ma il guazzabuglio più grande viene poi, con i lavori che non andavano avanti, i dipendenti delle ditte in appalto non venivano pagati, fallimenti di ditte, nuovi incarichi...
Chi come me pensava che Vicenza avesse bisogno di un grande teatro e anche bello possibilmente, perché mica possiamo lasciare solo il Palladio a difendere la nostra immagine nel mondo, anche la nostra generazione deve lasciare qualcosa di bello per il futuro della città, stava zitto, attento a non sollevare altre questioni, pensando “non sia mai che si blocca tutto nuovamente”.
Adesso che i problemi sono stati superati e siamo all’inaugurazione, però lasciateci dire alcune cose in libertà, anche qualche amenità. Sull’estetica tutto è opinabile, a me da fuori più che un teatro dà l’idea di un centro congressi, avrei sinceramente preferito un edificio che si collegasse idealmente con il Teatro Verdi, in chiave più moderna e tecnologica naturalmente, ma più caratterizzato insomma; sinceramente dall’esterno non mostra un appeal particolare, ci sono altri edifici in città che, senza magari gli stessi colori biancorossi, ricalcano le stesse linee. Spero di cambiare idea dopo che lo avremo frequentato un po’. All’interno sarà straordinario sicuramente, non vedo l’ora di entrarci, alla seconda naturalmente perché alla prima già i posti non sono sufficienti; la fila al botteghino è un aspetto ben augurante!
Poi c’è un aneddoto sul costo dell’opera. Quest’estate ero sotto la pergola del Bar Clinto in viale Trento a boccheggiare, davanti a un ottimo bicchiere di vino fresco, quando arriva un’amica con una rivista in mano e appena il tempo di salutarmi, con tutta la grinta di cui è capace mi dice: “ hai visto, hai visto quanto costa” mettendomi in mano la rivista “Accenni”, supplemento del Giornale di Vicenza.
Nella rivista c’era un grosso articolo, con dovizia di particolari sul teatro. Non mi dà il tempo di finire l’articolo, e mi incalza: “tu sai dove abito io, proprio di fronte al cantiere e, prima che incominciassero a rivestirlo, altro non era che un enorme colata di cemento a forma di teatro, ti pare possibile che prevedano un costo di oltre 23 milioni di euro?!”.
Ero preso dalla lettura e non avevo prestato attenzione alla tabella dei costi che erano riportati, effettivamente il totale di importo di spesa riportato sulla rivista era di 23.757.017,75, una cifra enorme, difficile da immaginare, tra l’altro credo, epurata dal costo del terreno in quanto già di proprietà dell’Amministrazione comunale. L’amica torna ad incalzarmi: “ma sai con 23 milioni di euro che cosa si poteva fare?”
Era molto caldo, stavo sudando e il cervello girava piano, ma mi veniva da scherzare e ridandole indietro la rivista le risposi: “effettivamente c’è da arrabbiarsi, soprattutto quei 75 centesimi, mi paiono una presa per i fondelli”. La mia amica, persona spiritosa, ributta l’occhio sulla cifra dell’articolo, e sorridendo mi disse: “sei sempre il solito”. In realtà, io non sono un esperto ma dobbiamo convenire che il prezzo previsto è enorme, e sarei curioso di sapere quale sarà il prezzo finale.
Quello che oggi, con il calo delle temperature e l’avvicinarsi dell’inaugurazione, mi riporta all’aneddoto precedente è la notizia che l’Amministrazione comunale pagherà alla ditta costruttrice 450 mila euro perché ha finito prima dei tempi dovuti.
Negli Stati Uniti in alcuni casi si fanno simili contratti per chi finisce l’opera prima del tempo, ma in genere solo per quelle opere che anche un giorno di ritardo rappresentano un danno enorme per la collettività; è come se domani crollasse improvvisamente il ponte degli Angeli a Vicenza, la città divisa in due, la circolazione sconvolta; un caso del genere giustificherebbe un contratto che incentivi l’impresa a terminare i lavori il prima possibile; non è certo il caso della costruzione di un teatro,
Per il teatro solo si giustificano clausole a danno del costruttore che ritarda la consegna. Lo dice uno che non vede l’ora che il teatro apra i battenti. Altrimenti si apre una roulette a favore dei furbi, che fanno inserire nel contratto tempi di consegna più lunghi per poi concludere prima, e incassare il premio. Dalla stampa locale si legge che lo sconto prevederebbe 10 mila euro ogni giorno anticipato di consegna dei lavori, fino ad un massimo di 450 mila euro; caso strano, la ditta ha concluso i lavori in modo da garantirsi il massimo del premio previsto.
Tutto legale certamente, solo che la fabbrica del teatro ha avuto tempi lunghissimi, e nessuno ha rimborsato i cittadini, né l’Amministrazione per i ritardi e la lunghissima attesa. A me sembra, per un principio di buona amministrazione, dato che stiamo parlando di soldi pubblici, non denari del sindaco, che non si sia operato “col buon senso del padre di famiglia” nel rispetto dei contribuenti.
Aldo Prestipino

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