La nuova Africa un esempio anche per noi

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dal 2014 I giovani del Burkina Faso stanno cambiando la storia del loro Paese.

Un percorso di civismo africano è quella del Balai Citoyen del Burkina Faso, che ha saputo mobilitare giovani e studenti fino a far cadere il presidente Blaise Compaoré.

In Burkina tutto sembra calmo, le città, la gente, le strade. In realtà si tratta di un Paese con una lunga tradizione “movimentista”. Il primo colpo di Stato, 1966, è una reazione all’insurrezione popolare dei sindacati contro il regime di Yaméogo accusato di corruzione e nepotismo. I militari si contendono il potere fino a che nel 1983 emerge Thomas Sankara, da allora consacrato dal mito. Per quasi cinque anni Sankara cerca di cambiare il Paese (a cui muta il nome: da Alto Volta in Burkina Faso, “Paese degli uomini integri”) adottando i dettami marxisti e maoisti. Viene ucciso durante un putsch diretto dal suo secondo, Compaoré.

A circa 30 anni dalla morte, Sankara rimane ancora oggi leggendario per la sua austerità di vita, indipendenza e semplicità ideologica, sullo stesso piano di Lumumba, Cabral o Che Guevara. Al contrario, Compaoré  che guida con prudenza il Burkina – Stato saheliano e povero – nelle intemperie del liberismo, della globalizzazione e del terrorismo saheliano.

Anche se il Paese si stabilizza e acquisisce un suo status internazionale, a Compaoré non sarà mai perdonata la fine di Sankara, oltre che nepotismo e profitti illeciti. È inseguito anche dall’oscuro caso dell’omicidio del giornalista di opposizione Norbert Zongo, avvenuto nel 1998. A differenza di Sankara, Compaoré non è mai stato amato, forse rispettato ma alla fine detestato. Nel maggio 2014 il presidente, forte di oltre 25 anni di potere, compie un gesto azzardato che fa da detonatore: cambiare la Costituzione per ottenere un ulteriore mandato.

La rottura con le giovani generazioni è immediata: a migliaia scendono in piazza, prima a Bobo-Dioulasso, la seconda città del Paese, poi a Ouagadougou, la capitale, e altrove. Tutti hanno in mano la scopetta africana fatta di rafia: è la nascita del Balai citoyen  che vuole “spazzar via” la corruzione e il nepotismo. È un crescendo fino ad ottobre, quando un milione di giovani è per strada a Ouagadougou al grido «touche pas à ma Constitution!» (“non toccare la mia Costituzione”). La stessa opposizione politica è presa alla sprovvista e tenta di cavalcare il movimento.

La riforma viene ritirata, ma i giovani vogliono ormai la partenza di Compaoré. Il 30 ottobre 2014 attaccano e incendiano il Parlamento, gli uffici della tivù, le sedi del partito al potere, le case dei potenti, ecc. Sovrastato dagli eventi, il 31 ottobre il presidente di dimette e abbandona il Paese. Balai Citoyen ha vinto, ma non entra nel governo: si costituisce come watchdog (cane da guardia) dei nuovi governanti al motto di: “Vigilare, organizzare la lotta, promuovere la coscienza civica”.

13/01/15 – Burkina Faso – I deputati si riducono lo stipendio

I deputati del Burkina Faso hanno acconsentito a dimezzarsi lo stipendio a seguito di una campagna condotta da movimenti e organizzazioni della società civile nel nome dei valori democratici della rivoluzione del 31 ottobre.

L’ammontare dello stipendio, comprensivo di indennità varie, è a oggi equivalente a circa 3000 dollari al mese. La retribuzione media in Burkina Faso non supera invece i 150 dollari. A esercitare pressioni sui 90 deputati del Consiglio nazionale di transizione è stato tra gli altri il movimento Le Balai Citoyen.

News tratta dall'articolo di Mario Giro pubblicato su Nigrizia

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